PHNOM PENH
L’ho sognata stanotte Phnom Penh.
Un sogno cattivo, bagnato di lacrime e sudore.
Fantasmi vecchi e nuovi che riempiono le strade al calar della sera.
La possibilità di ricordarla soltanto a sprazzi, con la memoria in ostaggio di un potente anestetico emozionale.
L’originale architettura, l’apparente quiete del Mekong, il Palazzo Reale, la Pagoda d’Argento ed il Museo degli orrori Khmer.
L’ho sofferta sulla pelle Phnom Penh.
Sensazioni sgradevoli che non riesco a rievocare, se non attraverso un pugno di mattoni, una squallida catena od un taglio violento di luce.
English
I dreamed about Phnom Penh last night.
A bad dream, bathed in tears and sweat.
Old and new ghosts wandering around in the evening.
Flashes of memories, as if my mind was blocked from a strong emotional anaesthetic.
The original architecture, the apparent Mekong stillness, the Royal Palace, the Silver Pagoda and the Khmer Rouge Genocide Museum.
It hurts me a lot Phnom Penh.
Unpleasant feelings that I can’t recall, unless through few bricks, a sad chain or a wild ray of light.
Per la foto, complimenti…
Per il sogno, attenzione, stai ultra ogni limite!!!!
Eh si. Ogni riferimento a quella regione del mondo immancabilmente riporta alla mente un doloroso genocidio.
E’ il destino di quei popoli che, colpiti da un destino avverso spesso elargitogli da scellerati concorsi di egoismo e indifferenza, vedono svanire in pochi anni tutta la bellezza della loro civiltà. Magari conseguita in millenni.
Segnalo un film “le urla del silenzio” di Roland Joffè 1984
e un documentario della rai del 1985 di cui ecco un link per vedere una testimonianza di tiziano terzani:
http://video.google.com/videoplay?docid=1304328156150744816&q=terzani#
Davvero emozionale. La catena mi fa pensare che l’incubo sia sciolto dalle catene e adesso è libero di vagare…
Grazie per il contributo Roberto. Molto interessante il racconto di Terzani.
Il film Di Joffè è stupendo. dovrei averne una copia in videocassetta; nei prossimi giorni credo che lo rivedrò.
La catena mi dà un fastidioso senso di inquietudine.
I feel the same kind of atmosphere as Abashiri prison in this photo.
But this one is heavier and more sad…
My look concentrates on the chain and the darkness is very dark.
In effetti la catena da un senso di inquietudine, il vedo non vedo anche!
La realtà, bella da togliere il fiato…
lo spicchio di luce che sembra indicare uno spiraglio, forse solo un desiderio di fuga, ma lo schema delle mattonelle imprigiona la fantasia, e infine si scopre la catena.
La luce è luce. Non si può imprigionare.
I giorni e le notti
suonano
in questi miei nervi
di arpa
vivo di questa gioia
malata di universo
e soffro
di non saperla
accendere
nelle mie
parole.
Giuseppe Ungaretti
…le immagini, quando riusciamo a coglierle, si accendono, proprio attraverso la luce!
Grazie Umberto
(Giuliana)
Grazie a te per la Poesia di Ungaretti.
L’espressione “e soffro di non saperla accendere nelle mie parole” è di una bellezza imbarazzante.