25
Giu
2009
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L’UMORE IN BIANCO, NON IL PUNTO DI BIANCO – THE WHITE MOOD, NOT THE WHITE POINT

Dopo l’umore in blu, Andrea mi domanda dell’umore in bianco.
Per prima cosa dovremmo stabilire il punto di bianco.

Digitalmente parlando potrei facilmente rispondere 255 -255 – 255, ma il bianco carta non è mai gradevole ed anche se lo volessimo portare a 250 o a 245, lo confineremmo comunque entro numeri che lasciano ben poco spazio alla nostra capacità interpretativa.

Il bianco è una sensazione, una sicurezza, un punto d’appoggio per l’occhio, ed un sostentamento per l’anima.
Cercatelo nella fotografia, cercatelo nella vita.

Le dominanti lo scaldano o lo raffreddano senza inquinarne la purezza visiva, senza privarlo delle sensazioni di morbidezza e madreperla.

Godiamocelo, con la certezza che saprà regalarci emozioni delicate e leggere.

English

Following the blue mood, Andrea asked me: what about the white mood?
First of all we should fix the white point.

In digital photography it’s quite easy: 255 – 255 – 255, but maybe this is too bright.
If we fix the white point at 250 or 245, we’ll close it in between numbers and this is not good for our own creativity.

White is a sensation, a safety, a “foothold” for the eye and for the soul.
Look for white in photography, look for white in life.

Some colors can make it warm or cold, but they can’t soil its visual purity, they can’t take away the wonderful and delicate white softness.

6 Responses

  1. Fabrizio

    L’interpretazione è fondamentale davvero, il bianco rappresenta l’indifferenziato, la perfezione trascendente, innocenza, la luce, il sole, l’aria, la castità, la santità, la sacralità, la redenzione, l’autorità spirituale. In alcune culture si usano vesti bianche per indicare purezza, castità o il trionfo dello spirito sulla carne, l’anima purificata, la gioia, la verginità, la vita santa…senza dimenticare la sua natura duale rispetto al nero che è l’opposto di tutto.

  2. luca

    effettivamente il bianco quanta sicurezza dona. Anche il nero però, quanta forza sprigiona e nasconde. Come i tasti del pianoforte, sono contrapposti e necessari l’uno all’altro, come le note di una musica sopraffina però, sono proprio quelle “non” suonate, quelle trattenute e solo lasciate sussurrare a dare carattere e sapore. Lancerei uno spunto allora anche sul fatto che “meno”, spesso, è meglio di “molto” anche in una immagine, come in una canzone. O sbaglio?

  3. mm

    Parlando di “bianco” non intendevo sminuire il “nero”. Quanta forza espressiva c’è nel nero.
    Le tue osservazioni sul “meno” e sul “molto” invece, saranno analizzate presto in un nuovo articolo.
    Da anni sostengo la tesi che in fotografia il togliere è infinitamente più importante dell’aggiugere.
    Sembrerebbe scontato, ma ti assicuro che non è così.

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