13
Apr
2010
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SHIBARI

Bastano pochi minuti per trasformare il minuscolo locale di Minami.
Due teli neri sulla porta a vetri, i tavoli accostati al muro, un gancio robusto, una catena, corda a volontà.

Siamo una ventina di spettatori, a godere di questa atmosfera kitsch che rimanda ad alcuni film di Almodovar.
Mi passano una birra, un depliant che è tutto un programma. Parte la musica, lo spettacolo ha inizio.

La Mama san prepara la “submissive” (passatemi il termine, ma non sono riuscito a trovarne uno migliore).
La corda inizia il suo cammino sul corpo. La Mama è veloce. Una serie di nodi che hanno dell’impossibile.
Pochi, precisi movimenti e la ragazza volteggia appesa al soffitto, perfettamente confezionata come una strenna natalizia.

La maestra di nodi sembra soddisfatta. Mi colpisce il marchio, inciso a ferro e fuoco sopra la spalla destra.
Non posso far altro che prendere appunti. La macchina fotografica è un miraggio ben custodito nella borsa.

Inizia un altro spettacolo. Dio quanta carne!
Le lingue si toccano, le “submissive” si contendono le attenzioni della Mama a colpi di frustino.
Sono a pochi metri ed inizio a smaniare. Il Moleskine non è abbastanza.

Approfitto della pausa per parlare con uno degli organizzatori. E’ il mio amico, Andrew.
Conosco bene anche Rik, il fotografo.
Nel frattempo arriva un’altra coppia e la fortuna mi dà una mano.
Tre anni fa ho fotografato la Mama san in un minuscolo bar alla periferia di Osaka.
Dicono sia una delle migliori. Precisa, decisa e veloce.

Mi riconosce, ci salutiamo, mi ringrazia per un libro che le mandai a suo tempo.
In pochi minuti tutto è pronto per il terzo show. La Canon ha sostituito la penna, ma il fotografo mi raccomanda discrezione.
La luce è scarsa, il flash un sogno e la possibilità di movimento ridotta a zero.

Ho cercato di fare del mio meglio, nella speranza che questo mio meglio vi piaccia.

English

Just a few minutes to transform this tiny bar in Minami.
Two blacks curtains on the glass door, the tables by the wall, a sturdy hook, a chain, rope a go-go.

We are about twenty spectators to enjoy this kitsch atmosphere.
Somebody passes me a beer, a fancy brochure. The music goes, the show begins.

The Mama san prepares the “submissive”.
The rope begins his journey on the body. The Mama is fast. So many impossible knots.
Few, precise movements and the girl is hanging from the ceiling, perfectly packaged as a Christmas gift.

The rope master seems kind of happy. I hit the mark, engraved on fire over his right shoulder.
I can’t do anything else but take notes. My camera is in the bag.

Another show begins. Oh my God, how much flesh!
Tongues touch each other, the submissives are vying for the Mama’s attentions.
I’m just a few feet away and my notebook is not enough.

I take advantage of the break to talk with one of the organizer. It ‘s Andrew, a very good friend of mine.
I also know Rik, the photographer.
Meanwhile, another couple arrives and I’m quite lucky.
Three years ago I photographed the Mama san in a tiny bar in the Osaka suburb.
They say she is one of the best. Self-confident, precise and fast.

She recognizes me, she thanks me for a book that I sent to her long time ago.
Within minutes we’re ready for the third show. Canon has replaced the pen, but the photographer recommended discretion.
The light is dim, the flash is just a dream and I can’t move that much.

I’ve tried to do my best and I hope you’ll enjoy it.


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17 Responses

  1. Luca

    Incredibile. Non so Se dal vivo sembri qualcosa Di volgare ma dalle tue Foto traspare poesia, passione travolgente, ritualità. Certo che popolo incredibe, mi sono davvero innamorato Di queste cose e luoghi Che ritrai e non vedo l’ora Di andarci

  2. …ogni commento è superfluo e rischia di rovinare il magico che sei riuscito a sottrarre ad uno spettacolo che non ha nulla di volgare,ma solo di drammatico e intenso…Bravo!

  3. Di volgare non traspare nulla, non so’ dal vivo ma non credo, visto la cura con cui vengono legate, dalla tua descrizione sembra di essere li.
    L’eros si nota invece… e’ curiosa questa tradizione, effettuata con tutta questa meticolosita’ poi… curando ogni minimo particolare, come se fosse un rito, ha ragione Luca non ritenerlo un popolo incredibile.

  4. mm

    Permettetemi di ringraziare Maddalena, per il suo commento particolarmente gradito.
    Da quando la conosco – ovvero da 23 anni – sarà il terzo o quarto bravo che riesco a strapparle.

    Anche dal vivo non si percepisce nessuna volgarità.
    E’ un gioco di ruoli ben preciso e molto ben condotto.

  5. mm

    Benvenuta Mata Hari.
    Mi dispiace, ma credo che la legatura nello Shibari, venga effettuata soltanto sul corpo femminile.

    Sarà ingiusto e decisamente maschilista, ma tant’è!

  6. mm

    Scommetto che indovino chi Mario-Gianluca sei.
    Chissà perché di tante fotografie sei andato a commentare proprio queste.
    E’ meglio che non sei venuto. Magari ti avrebbero arrestato o, come minimo, legato e frustato.

  7. mario

    lo so che stai lavorando. lo sai che io scherso dove stai in cina???le tue foto sono fantastiche cerca di farne altre su questo genere.sono molto interessanti ciao e buon lavoro

  8. mm

    Su questo genere è un po’ difficile. Le ho fatte in Giappone, non in Cina.
    E’ complicato intrufolarsi in certi locali ed ancora più complicato scattare foto.
    Ogni tanto però ci si riesce.

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